Reggae e Black Music sono figli
dello stesso padre, il Rhythm and Blues. Oggi abbiamo l’occasione di parlarne
per ricordare due artisti fondamentali per l’evoluzione e il successo dei loro
rispettivi generi. Loro sono il giamaicano Leroy Sibbles e l’americano James
Jamerson, entrambi nati oggi.
Sibbles, nato nel 1949, è
unanimemente considerato uno dei padri fondatori della musica reggae così come
la conosciamo noi oggi.
Leroy Sibbles |
Negli anni ’60 e ’70 è stato il leader e voce del
gruppo rocksteady The Heptones, con in quale ha registrato una marea di singoli
diventati veri e propri inni di una generazione innamorata dei ritmi in levare.
Tra i classici del genere ricordiamo "Fattie Fattie",
"Got to Fight On (To the Top)",
"Party Time" e "Get in the Groove" .
Oltre al lavoro con i The Heptones (che lascerà nel 1977), Sibbles ha apportato
un contributo grandissimo all’evoluzione della musica giamaicana attraverso il
lavoro fatto alla Studio One al fianco di Coxsone Dodd. Per l’etichetta ha scritto
canzoni, musiche, suonato il basso, prodotto brani altrui. Un’istituzione che
onoriamo con uno dei suoi brani solisti più conosciuti e danzerecci, la cover
del brano di Charles Wright & the Watts 103rd Street Rhythm Band, “Express
Yourself”.
James Jamerson deve invece la sua
fama allo strumento a quattro corde. Nato nel South Carolina nel 1938 (morirà
nel 1983 a causa di un arresto cardiaco), verrà scoperto da Berry Gordy che lo
ingaggerà come session man alla Motown.
James Jamerson |
Jamerson entra così a far parte della
storica in-house band della Motor City, i The Funk Brothers. Il suo modo
innovativo e originale nel suonare lo strumento faranno di lui uno dei bassisti
più influenti dell’epoca. Ha suonato praticamente tutti i classici registrati
dall’etichetta di Gordy prima che questi la trasferisse a Los Angeles, con
percentuali che sfiorano il 95% dei singoli prodotti tra il 1962 e il 1968. Si
dice che Marvin Gaye, all’epoca delle registrazioni di “Let’s get in on”,
avesse dovuto girare i bar di mezza Detroit per trovare l’unico bassista di cui
si fidava (Jamerson aveva problemi con l’alcool). La linea di basso del brano è
l’esempio più classico di come Jamerson sia riuscito a conferire ad uno
strumento secondario come il basso una centralità mai avuta prima. Il funk
gliene sarà sempre grato…
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