La nostra storia di oggi ha inizio a Forrest City, Arkansas, quando un padre dalla fede religiosa incorruttibile sorprende un ragazzino ancora adolescente ad ascoltare un disco del diavolo asceso in terra Jackie Wilson. Quel ragazzino oggi compie 67 anni e il suo nome è Albert Greene, meglio noto come Al Green o "Reverendo del soul" se preferite.
Al Green nella prima metà degli anni '70 |
Dopo quella esperienza si dedicherà anima e corpo alla musica secolare diventando una delle icone fondamentali del soul. Al Green (a differenza di Sam Cooke che la "e" se l'aggiunse al cognome, Al decide di farne a meno) muove i suoi primi passi nel complesso dei The Creations/Al Greene & The Soul Mates dando alle stampe un 45 giri dal nome "Back up train" senza però riuscire ad imporsi su pubblico e critica fino a quando, scovato in un locale di provincia, riesce a farsi mettere sotto contratto per la Hi Records, l'etichetta che dettò legge al sud dopo che la Stax iniziava a dare i primi segni di cedimento. Con la Hi farà il botto. Affiancato dai migliori musicisti dell'epoca, i successi arriveranno uno dietro l'altro. Dopo una cover della celeberrima "My Girl", Al Green si consegnerà all'immortalità con un brano che lo rappresenterà per sempre. Parliamo naturalmente di "Let's stay together", scritta in coppia con un tale, si fa per dire, Al Jackson, il batterista degli MG's di Booker T che si era guadagnato a forza di bacchettate il nome di The Human Timekeeper. Il brano rimase in classifica qualcosa come 16 settimane e lui diventa un mito! Tra il 1971 e il 1977 piazza 13 singoli nei top 40 e vende la cifra impressionante di 30 milioni di dischi in tutto il mondo. Gli esempi si sprecano. Uno su tutti "Love and Happiness", ma anche "I'm still in love with you", "Let's get married", "Here I am" e "L-O-V-E", tutti usciti come singoli. I long-playing non sono da meno, vedi "Livin' for you" da cui vale davvero la pena ascoltare "Free at last".
All'apice del successo però accade l'imprevedibile. La moglie si suicida dopo averlo ustionato e lui la prende come una punizione divina per aver abbandonato la retta via. Alla fine degli anni '70 si converte al Cristianesimo e mette la sua voce al servizio del signore, abbandonando il pop per darsi al gospel. Il pubblico non gradisce, la critica lo acclama. Negli anni '80 ritorna alla musica secolare con alcuni duetti, come quello in coppia con Annie Lennox, "Put a little love in your heart" fino ad arrivare a giorni recenti quando nel 2008 pubblica un album per la Blue Note Records prodotto dal batterista dei The Roots, dal nome "Lay it down" dal quale viene estratto il singolo omonimo.
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