3 aprile 2013

Un paio di mesi fa sul web nacque una controversia sul "modus operandi" delle case discografiche italiane, major e indipendenti. Il problema girava tutto sul fatto che alcuni personaggi del panorama musicale italiano spacciassero l'hip POP (così definito da qualcuno) per hip hop. Sappiamo tutti benissimo che i discografici pensano più al guadagno che al prodotto, e che certi, così definiti artisti, forse non ricordano bene la vera storia di un genere musicale che in Italia, sopratutto negli anni '90, era considerato e riconosciuto in tutto il mondo. Perciò oggi ricorderemo un ragazzo italiano che di hip hop ne capiva, ed anche tanto. Il 3 aprile del 1999 moriva a Bologna uno degli astri nascenti Joe Cassano. Saranno stati gli anni dell'adolescenza vissuta nei quartieri newyorkesi ad avergli impresso il suo modo unico di rappare. Il saggio connubio tra lo slang e le canzoni in italiano lo hanno portato all'apice della notorietà nel bel paese. 
Joe Cassano
Come ogni rapper che si rispetti, la sua passione comincia nelle province italiane, facendo la spola tra Pescara (Zona Dopa) e Bologna (Mic check), fino ad entrare nel 1997 nel collettivo Porzione Massiccia Crew dove c'erano oltre a lui, Inoki, Funky ya mama, Rischio...
Purtroppo un solo album prodotto per lui, dal fratello,dopo la sua morte, avvenuta per un infarto.
Da quell'unico album, Dio Lodato, e dalle poche collaborazioni è nato un mito dell'hip hop italiano. 
Riscoprire la storia musicale dell'underground anni '90 della provincia italiana dovrebbe essere una prerogativa, sopratutto quando le case discografiche e persone senza scrupoli e senza memoria rivendicano una cosa che non gli appartiene.
R.I.P JOE


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