50 anni sono passati dal discorso più famoso della storia, quello di Martin Luther King. Per la prima volta in assoluto il diritto di uguaglianza veniva espresso senza mezzi termini in un "dialogo tra culture differenti". Era quello il periodo dei massimi sconvolgenti storici, del black power ed anche della rivoluzione musicale. Ed è proprio li che vogliamo volgere lo sguardo, alle canzoni dedicate ad uno dei più grandi rivoluzionari della storia moderna.
Ricordiamo che Luther King era pieno di conoscenze e di amicizie nel mondo della musica, da Nina Simone a Max Roach, e che proprio lui stesso credeva nell'importanza della musica come mezzo espressivo e rivoluzionario dei neri d'America, primo fra tutti il jazz ed il blues (non a caso due generi nati e cresciuti tra i neri più poveri e con meno diritti di tutti).
Ricordiamo che Luther King era pieno di conoscenze e di amicizie nel mondo della musica, da Nina Simone a Max Roach, e che proprio lui stesso credeva nell'importanza della musica come mezzo espressivo e rivoluzionario dei neri d'America, primo fra tutti il jazz ed il blues (non a caso due generi nati e cresciuti tra i neri più poveri e con meno diritti di tutti).
L'album che forse rappresenta meglio il periodo pre-discorso, quindi i tempi in cui le idee circolavano soltanto tra i neri d'America e nelle associazioni (vietatissime) dei black power era "We insist! Fredom now suite" di Max Roach, in cui erano contenute canzoni interamente dedicate alla libertà, alla voglia di uguaglianza ed all'oppressione di secoli e secoli di schiavismo e sottomissione. Racchiude in sè tutta la rabbia e la voglia di dimenticare lo stereotipo dello "zio Tom" che per anni ha accompagnato i grandi jazzisti, da Dizzy Gillespie ad Armstrong. Da quest'album ci acoltiamo "Freedom day"
(consigliamo vivamente di ascoltare tutto l'album, si trova facilmente su youtube. E vi se avete voglia di ripassare un pò la storia del razzismo in musica cominciate da "Strange fruit").
Uno dei pezzi di protesta più celebri rimane "Fables of faubus" di Charles Mingus
In quel periodo, 1958, la protesta si fece più dura ed anche lo spirito pacifista di King mutò, andando di pari passo con l'evoluzione storica del jazz e del free jazz. Uomo e musica convivono insieme sin dalla notte dei tempi e questa è la più potente manifestazione di quest'essere. Molti jazzisti si avvicinarono alle frange estreme e violente della rivolta, altri rimasero con King divenendo testimoni di un discorso, o meglio "DEL discorso", che doveva cambiare le sorti del mondo, che ancora riecheggia nelle menti di molti artisti neri contemporanei ma che purtroppo è rimasto soltanto uno slogan, "I HAVE A DREAM", per buona parte dell'umanità.
Una delle canzoni di protesta più significative è proprio il brano che ci andiamo ad ascoltare dell'eterna amica Nina Simone.
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