1 dicembre 2013


In principio c'era il Fender Jazz, 19 tasti di puro piacere. Poi un giorno un giovane americano di origini finlandesi che risponde al nome di Jaco Pastorius, 12 anni dopo l'immissione sul mercato del FJ (1959), si alza e trasforma uno spettacolare strumento musicale in un mostro tutto nuovo ma che aveva comunque il carattere e il groove di un contrabbasso di inizio secolo. Armato di scalpellino e tanta voglia di sperimentare il giovane Jaco interveniva sul manico dello strumento per trasformarlo in un double bass elettrico. 
Il suo primo album "Jaco", del 1974, ricevette pareri positivi anche dai "dinosauri" del contrabbasso. 
Jaco Pastorius
La sua voglia incredibile era quella di rivoluzionare il basso elettrico dandogli quel tocco vintage ma donandogli innumerevoli altri suoni. E così lo ha fatto diventare uno strumento percussivo, gli ha donato l'armonia, lo ha trasformato in una chitarra, in un pianoforte. Ha fatto ballare, ha fatto piangere ed emozionare, cosa che solo in pochissimi sono riusciti a fare (vedi Jimi Hendrix).
Questa trasformazione radicale, apprezzata anche da Leo Fender in persona, che costrinse (ai fini economici ovviamente, di magico non c'è niente), i liutai della Fender a costruire la "Signature Pastorius".
Jaco ci ha lasciato una discografia interessantissima. Molti suoi brani fanno parte ormai dei metodi di insegnamento, e non in pochi hanno reinterpretato i suoi classici, sia da solista che con i Weather Report.
La sua precocissima morte lo ha fatto diventare a tutti gli effetti un Dio. Venne anche in Italia a fare dei tour ed il risultato è questo video che trovate qui sotto.




Nessun commento:

Posta un commento