Il post di oggi è dedicato esclusivamente ad una figura chiave del
panorma musicale internazionale. Il suo nome di battesimo è Sylvester Stewart,
per noi e per voi è invece Sly Stone, nato oggi nel 1943. Prima di
diventare frontman della Family Stones, sempre accompagnato dal fratello
Freddie e dalle sue sorelle, Rose e Vaette, si divertiva a cantare nei cori
gospel (qualsiasi cantante soul , funk o r&b che si rispetti ha cominciato
la sua carriera nei cori gospel, un po’ come certi programmi di talenti dei
giorni nostri) incidendo addirittura un singolo nel 1952 “Walking in the jesusname”.
Il simpatico nomignolo Sly gli fu dato da un suo compagno di scuola.
Semplicemente sbagliò a pronunciare Sylvester in SLYvester. Sly era ancora un
nome atipico, perciò è bastato aggiungere STONE, ed il gioco era fatto. Insieme
al fratello ed alle sorelle fondarono l’ennesimo gruppo, The Stones. Dopo l’aggiunta
di Jerry Martini e Cynthia Robinson ai fiati il nome fu ufficializzato in SLY
AND THE FAMILY STONE. Un mix multiculturale e multirazziale che insieme a james
Brown e i Parliament, o meglio ai Funkadelic, posero le basi per un nuovo
genere musicale, il funk, a cavallo tra gli anni 60 e 70.
Nel 1967
comincia ufficialmente l’avventura S&TFS. Il primo album “A whole new thing” fece il botto di
vendite, soprattutto grazie al singolo “Dance to the music”,
inserito poi nell’omonimo album del 1968.
"Sly Stone (al centro) con i The Family Stone" |
Il secondo
ed il terzo album non ebbero molto successo, a parte il singolo citato sopra. È
con il quarto album “Stand” che risollevarono
le casse della Epic. Sono contenute
tracce ad elevato potenziale esplosivo, “Sing a simple song”
, la super premiata “Stand” ,
la psichedelica “Sex machine”
e tanti altri successi. Il 1971 è il momento dell’album “There’s a riot goin’ on”, l’album della svolta in un periodo
socialmente e culturalmente difficile. Era forse la prima volta in assoluto che
le Pantere Nere (afroamericani marxisti-maoisti) intervenivano pubblicamente
sulle decisioni di una label del livello della Epic, chiedendo a gran voce la
sostituzione dei mebri bianchi della band (Jerry Martini, Greg Errico ed il
manager della band) . Per la prima volta nella storia della musica il
batterista, Errico, venne sostituito da una drum machine. Inconfondibile è
infatti la drum machine in “Family affair”, il loro ultimo brano da classifica della storia. La fine era vicinissima per Sly. La droga
aveva vinto per l’ennesima volta. Addirittura si racconta che girasse con una
custodia di violino carica di cocaina e fenciclidina, un alluginogeno
sintetizzato. Le droghe rallentano i percorsi e distruggono le sintonie, forse
è per questo che i dirigenti della Epic, pur producendoli, non credevano più al
mito S&TFS. Fatto sta che nel 72, tornati negli studi di registrazione dopo
vari problemi postumi alle droghe, incidono “Fresh”. L’album fece clamore, non tanto nelle vendite ma nel modo
di registrare, tanto che uno dei più grandi produttori della storia, Brian Eno,
rimase impressionato. IL basso e la batteria erano diventati il centro del
missaggio, con l’aggiunta dei primi effetti per basso. Nell’album sono presenti
la superba “In time” ,
la cover decisamente soul e molto più interessante di “Whatever will be, willbe” di Doris Day
cioè “Que serà serà/Whatever wil be”.
Inoltre è presente l’inno per eccellenza dei S&TFS “If you want me to stay”.
Altri album
furono pubblicati ma ormai il successo per Sly era finito. Solo problemi
finanziari e legali per uno dei migliori interpreti ed esecutori del FUNK.
Happy Birthday Sly
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