15 marzo 2013


Il post di oggi è dedicato esclusivamente ad una figura chiave del panorma musicale internazionale. Il suo nome di battesimo è Sylvester Stewart, per noi e per  voi è invece Sly Stone, nato oggi nel 1943. Prima di diventare frontman della Family Stones, sempre accompagnato dal fratello Freddie e dalle sue sorelle, Rose e Vaette, si divertiva a cantare nei cori gospel (qualsiasi cantante soul , funk o r&b che si rispetti ha cominciato la sua carriera nei cori gospel, un po’ come certi programmi di talenti dei giorni nostri) incidendo addirittura un singolo nel 1952 “Walking in the jesusname”. Il simpatico nomignolo Sly gli fu dato da un suo compagno di scuola. Semplicemente sbagliò a pronunciare Sylvester in SLYvester. Sly era ancora un nome atipico, perciò è bastato aggiungere STONE, ed il gioco era fatto. Insieme al fratello ed alle sorelle fondarono l’ennesimo gruppo, The Stones. Dopo l’aggiunta di Jerry Martini e Cynthia Robinson ai fiati il nome fu ufficializzato in SLY AND THE FAMILY STONE. Un mix multiculturale e multirazziale che insieme a james Brown e i Parliament, o meglio ai Funkadelic, posero le basi per un nuovo genere musicale, il funk, a cavallo tra gli anni 60 e 70.
Nel 1967 comincia ufficialmente l’avventura S&TFS. Il primo album “A whole new thing” fece il botto di vendite, soprattutto grazie al singolo “Dance to the music, inserito poi nell’omonimo album del 1968.
"Sly Stone (al centro) con i The Family Stone"
Il secondo ed il terzo album non ebbero molto successo, a parte il singolo citato sopra. È con il quarto album “Stand” che risollevarono le casse della Epic.  Sono contenute tracce ad elevato potenziale esplosivo, “Sing a simple song” , la super premiata “Stand” , la psichedelica “Sex machine”  e tanti altri successi. Il 1971 è il momento dell’album “There’s a riot goin’ on”, l’album della svolta in un periodo socialmente e culturalmente difficile. Era forse la prima volta in assoluto che le Pantere Nere (afroamericani marxisti-maoisti) intervenivano pubblicamente sulle decisioni di una label del livello della Epic, chiedendo a gran voce la sostituzione dei mebri bianchi della band (Jerry Martini, Greg Errico ed il manager della band) . Per la prima volta nella storia della musica il batterista, Errico, venne sostituito da una drum machine. Inconfondibile è infatti la drum machine in “Family affair”, il loro ultimo brano da classifica della storia.  La fine era vicinissima per Sly. La droga aveva vinto per l’ennesima volta. Addirittura si racconta che girasse con una custodia di violino carica di cocaina e fenciclidina, un alluginogeno sintetizzato. Le droghe rallentano i percorsi e distruggono le sintonie, forse è per questo che i dirigenti della Epic, pur producendoli, non credevano più al mito S&TFS. Fatto sta che nel 72, tornati negli studi di registrazione dopo vari problemi postumi alle droghe, incidono “Fresh”. L’album fece clamore, non tanto nelle vendite ma nel modo di registrare, tanto che uno dei più grandi produttori della storia, Brian Eno, rimase impressionato. IL basso e la batteria erano diventati il centro del missaggio, con l’aggiunta dei primi effetti per basso. Nell’album sono presenti la superba “In time” , la cover decisamente soul e molto più interessante di “Whatever will be, willbe” di Doris Day  cioè “Que serà serà/Whatever wil be”. Inoltre è presente l’inno per eccellenza dei S&TFS “If you want me to stay”.
Altri album furono pubblicati ma ormai il successo per Sly era finito. Solo problemi finanziari e legali per uno dei migliori interpreti ed esecutori del FUNK. 
Happy Birthday Sly
                                      
 

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