26 marzo 2013


Se ieri vi abbiamo intrattenuto con un pezzo da novanta della Soul Music che conta, oggi non saremo assolutamente da meno. Il calendario è infatti alquanto generoso questa settimana, regalandoci la possibilità di parlarvi di Diana Ross e Rufus Thomas
Diana Ross
Diana Ross è forse la star del Soul per eccellenza, come poche ce ne sono. È nata a Detroit nel 1944 e proprio alla Motor City legherà il suo nome e la sua fama. Era infatti poco più che adolescente quando firmò un contratto con la Motown, all’epoca ancora una piccola etichetta indipendente. Era il 1961 e nascevano così le The Supremes, terzetto vocale che ha cambiato le coordinate della musica leggera e nera una volta per tutte. Nei dieci anni che la vedranno progressivamente  imporsi alla leadership del gruppo, Diana Ross e le sue Supremes saranno le uniche a tener testa in quanto a vendite ai divi per eccellenza degli anni ’60, i The Beatles. Dal 1964 al 1969 piazzeranno qualcosa come 12 numeri uno nelle classifiche pop americane, una media come una hit ogni 6 mesi. Sono i cinque anni in cui verranno lanciati brani come “Baby love”, “Where did our love go” e “Stop! In the name of love”. Sono gli anni in cui il marchio delle Supremes (in quando gruppo di punta della musica afro-americana) verrà legato indissolubilmente ad una generazione che la per la prima volta prendeva coscienza del proprio futuro. A dir la verità questo movimento era più sotterraneo che esplicito, in quanto difficilmente troverete nei loro testi prese di posizione espressamente politiche, a parte forse rari brani come “Love child”, dove per l’occasione la Ross e le Supremes sfoggiavano una capigliatura decisamente afro, forse in maniera strumentale (chi conosce la storia della questione razziale negli Usa di fine anni ’60 sa di cosa parlo). Sentendosi poco valorizzata e intravedendo i successi che una carriera solista le avrebbe potuto regalare, lascerà le Supremes nel 1969 ma non la Motown, iniziando un nuovo periodo altrettanto fortunato, sicuramente sul piano commerciale. Ma questa è un’altra storia e, ad essere sincero, preferirei non raccontarla.
Rufus Thomas
Il secondo personaggio avrebbe dovuto compiere oggi 96 anni. Uso “dovrebbe” non solo perché Rufus Thomas è passato a miglior vita 12 anni fa, ma anche perché la sua data di nascita è controversa (noi facciamo riferimento alla data di oggi che è quella riportata sul suo sito ufficiale, curato dai suoi famigliari. Su Wikipedia troverete il 27 marzo). Detto questo, Rufus Thomas è stato per almeno 60 anni un’icona del Soul, forse secondo solo a James Brown. Ha iniziato la sua carriera come ballerino per poi intraprendere quella del disc-jockey, incidendo anche qualche brano già dalla metà degli anni ’40. Solo all’inizio degli anni ’60 otterrà un successo degno di nota, incidendo uno dei suoi brani più conosciuti e rappresentativi, “Walking the dog”. Era il 1963 e Rufus aveva 46 anni! Da quel momento in poi il suo nome sarà sinonimo del Soul di Memphis e della Stax, con la quale si farà in quattro dividendosi tra carriera solista e varie collaborazioni, tra le quali vanno ricordate quelle in coppia con la figlia Carla, insieme alla quale registrerà alcuni singoli (ottima la loro versione di “Night time is the right time”). 
In chiusura due righe vanno aggiunte per ricordare la nascita di Teddy Pendergrass (1950), del quale abbiamo abbondantemente parlato il 13 gennaio scorso quando ricordavano il  terzo anniversario della sua morte.





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