8 maggio 2013


Lo strano caso della musica e dei suoi personaggi.
Nel post di oggi parliamo di un uomo che ha letteralmente scritto la storia del blues.
Robert Leroy Johnson nasce l'8 maggio del 1911. 
La cosa interessante di questo spettacolare artista è che lui è morto solo nel 1938, a 27 anni. Storia conosciutissima nel mondo del rock degli anni '60, servita a costruire il mito di altri personaggi molto più noti (Jimi, James, Janis).
Sulla sua oscura figura ci sono storie che possono impressionare. La leggenda narra che il giovane Robert un giorno si allontana dal suo paese, dopo che la fingerpicking, l'espressione massima del delta blues, che non si può assolutamente imparare in un solo anno senza conoscere minimamente la musica. L'unica risposta possibile (in una società altamente credente) era che Robert aveva venduto l'anima al diavolo pur di suonare la chitarra come nessun'altro al mondo negli anni '30.
Robert Johnson
sua prima moglie morì a soli 16 anno dando alla luce suo figlio. Viaggiò negli stati meridionali dell'America del nord, ubriacandosi e andando con le peggiori prostitute. Conobbe così la sua futura moglie, che in seguito lo abbandonò al suo destino. Deluso per l'ennesima volta dalla vita, ricominciò a viaggiare. Nessuno lo vide per più di un anno. Quando si rifece vivo lasciò tutti di stucco per la sua impressionante tecnica, il
Al di la del mito e della leggenda Robert è stato veramente un grande del blues. 
In tutta la sua carriera ha inciso SOLO 29 tracce, tra cui "Sweet home chicago", "Crossroad", "Hellhound on my trail". E' proprio quest'ultimo brano che meglio spiega il suo "amore" per il blues "devo correre, il blues mi tormenta, mi insegue, c'è un segugio infernale dietro le mie spalle..." 
Alla sua morte i testimoni raccontano di scene al di là dell'immaginazione, di lui che abbaiava e guaiva, anche se non si è mai saputa la verità sul perché morì.
Robert Johnson, il capo della  setta dei 27.


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